Martedì 24 marzo, nell’ambito della novena alla Madonna delle Grazie, la diocesi ha dedicato una giornata di preghiera nella Casa circondariale di Sassari, a Bancali. Il vescovo Gian Franco, affiancato dal vicario per la pastorale, monsignor Marco Carta, ha voluto, con forza, esprimere la volontà di essere presente in un ambiente particolare come il carcere, in questo momento difficile in cui si affronta la quarantena per l’epidemia di Coronavirus. Monsignor Saba è arrivato a bordo di una macchina della polizia penitenziaria, che come sempre ha dimostrato grande disponibilità verso la figura del pastore e tiene in maniera particolare a far sì che siano i loro agenti a compiere questo servizio.
All’ingresso, il vescovo è stato accolto dal nuovo direttore, Graziano Pujia e dal nuovo comandante, il commissario Francesco Dessì. Grande cordialità e gentilezza da parte del funzionario che ha fatto gli onori di casa durante il primo incontro con il vescovo della città a cui fa riferimento la struttura penitenziaria da lui diretta. Insieme al garante per i detenuti, Antonello Unida, il gruppo, nel rispetto delle prescrizioni governative, si è diretto verso gli uffici della direzione per un breve colloquio, durante il quale Graziano Pujia ha presentato la struttura in tutte le sue articolazioni. Quello di Bancali è un carcere complesso, che ospita detenuti comuni e sottoposti a regimi speciali, come il 41bis per reati di mafia, poi, naturalmente, ci sono il reparto femminile e l’alta sicurezza, dove stanno i detenuti per reati di terrorismo.
Il vescovo, dal canto proprio, ha ribadito tutta la disponibilità a proseguire la collaborazione che da anni è affidata alla pastorale carceraria diocesana e alla Caritas. Dopo l’accoglienza, la visita è proseguita nelle diverse sezioni in cui è stato recitato l’atto di affidamento alla Madonna delle Grazie. Davvero toccante l’accoglienza dei detenuti che hanno apprezzato molto la visita dell’arcivescovo: in ogni sezione sono state rivolte espressioni di sincera gratitudine e di gioia per questo importante evento. Ciò che ha colpito maggiormente, è stata la serietà e la devozione con cui i detenuti hanno pregato con il presule turritano, consci che in questo momento di difficoltà tutti abbiamo bisogno dell’aiuto dall’alto, sia per sconfiggere questa terribile epidemia, sia per affrontare le difficoltà che portano con sé le conseguenze.
Otto le sezioni visitate e in ognuna di esse, all’arrivo del vescovo, i detenuti, in silenzio, sono usciti in modo composto dalla propria cella, nel rispetto rigoroso della distanza di sicurezza, come prevedono le recenti disposizioni decise dal Governo per contenere l’epidemia. Quindi il vescovo ha cominciato la lettura della preghiera di affidamento che ognuno ha seguito, chi in silenzio, chi leggendo insieme a monsignor Gian Franco, in un momento di grande rispetto e altrettanta gratitudine per la mattinata vissuta insieme. Coloro che non hanno condiviso, si sono limitati a restare in cella, a meditare nel silenzio e nella solitudine. Ma sono stati davvero pochi.
Un elemento di grande respiro ecumenico è stata la presenza, nelle varie sezioni, dei fratelli musulmani, che con grande attenzione hanno accolto il vescovo e hanno pregato insieme Maria, venerata anche nella loro religione. Maria, infatti, è fra le predilette di Allah, insieme ad Asiya, moglie del faraone, che salvò Mosè dalle acque del Nilo, alla moglie di Zaccaria e a Fatima. Inoltre è l’unica donna inserita nella serie dei profeti, anche se non un profeta, come discendente di Adamo, Abramo, Noè, ‘Imrân. In tutto il Corano, Maria viene citata sempre con grande ossequio e altrettanto rispetto.
Il vescovo ha donato parole di fede, d’incoraggiamento e condivisione delle preoccupazioni nei confronti dei rispettivi familiari. Va detto che i responsabili della struttura carceraria di Bancali: direzione, polizia, area educativa e sanitaria, stanno gestendo in maniera impeccabile e professionale la difficile situazione di questi giorni e i dirigenti hanno avviato da tempo un dialogo costante, proponendo e concedendo ciò che è giusto senza la minima rimostranza da parte dei detenuti. Tutti sono consapevoli del fatto che il dialogo e la comprensione risultano sempre vincenti in queste situazioni.
Il vescovo, infine, ha voluto consegnare un piccolo dono ai fratelli detenuti, offrendo a ciascuno di loro un pacco di generi alimentari, un dono molto gradito, perché il caffè, per esempio, in carcere, è un alimento indispensabile.
Due momenti davvero toccanti sono stati quelli relativi a due richieste: da parte di un detenuto di benedire alcune foto e da parte delle detenute per la benedizione della cella di un’ospite che alcuni mesi fa aveva perso la vita nella loro sezione. Una giornata davvero particolare quella dell’arcivescovo che con la sua presenza ha voluto manifestare vicinanza agli ultimi e agli emarginati, in un momento molto difficile, in cui tutti siamo assaliti da paure, dal terrore di perdere le persone care e dalla conseguente insicurezza per il futuro. Ancora una volta, la presenza di una persona di grande spiritualità, come il nostro Pastore, raccorda l’unione tra credenti e non, infonde speranza, propone la Carità come modello di sostegno in un periodo delicato, testimoniando la fede in Dio, Signore della vita, e proponendo a tutti di conservare il coraggio in questi momenti in cui il senso del limite e la fragilità invitano ad abbandonarsi totalmente alla sua Provvidenza amorevole.
di Don Gaetano Galia, Cappellano del carcere di Bancali