Marito, padre e diacono nell’Arcidiocesi di Gorizia – tutto ciò è Renato Nucera, direttore della Caritas Diocesana, che anche in tempi di coronavirus è oberata di lavoro.
Come vive Lei personalmente, da direttore della Caritas diocesana, questa quaresima molto particolare?
Come direttore della Caritas non ho mai smesso di lavorare. Non possiamo, difatti, dimenticarci delle persone bisognose, di quelle che non hanno un tetto sotto il quale rifugiarsi o di chi non ha un luogo dove mangiare. Cerco sempre di mantenere viva l’attenzione verso gli ultimi, in questo momento, ovviamente, adottando tutte le dovute precauzioni. Sono costantemente attivo, per lavoro devo spostarmi e uscire più volte nell’arco della giornata.
In questo periodo la Caritas riesce a svolgere regolarmente la propria attività o ci sono delle restrizioni che la limitano?
Anche la Caritas deve ovviamente attenersi alle disposizioni di legge. Chi di noi ha la possibilità lavora da casa (in smart working); le altre attività vengono svolte e coordinate secondo i criteri dettati dalla legge. Negli empori della solidarietà, ad es., può entrare una persona alla volta, le borse con la spesa vengono distribuite all’entrata, usiamo mascherine protettive, guanti, disinfettanti, ecc. Seguiamo quindi tutte le indicazioni delle autorità, senza mai dimenticarci della nostra missione.
Il dormitorio Faidutti in Piazzutta può accogliere ospiti che non hanno posto dove dormire?
Abbiamo adottato delle misure di sicurezza anche per gli ospiti del dormitorio; se fino a poco tempo fa dormivano o si fermavano lì solamente tra le 19:30 e le 8:00 del mattino, ora vivono all’interno del caseggiato anche durante il giorno. La mattina quando si alzano, invece di uscire, si spostano in un’ampia stanza all’interno dello stesso edificio, dove rimangono durante tutta la giornata. In questo modo non si spostano per le strade della città. Mangiano all’interno dell’edificio e vi rimangono chiusi, come sta accadendo a tutti gli italiani in questo momento.
Quante persone ospitate?
Una quarantina. Per motivi di sicurezza e a tutela degli ospiti non possiamo accettarne di nuove. In questo modo coloro che restano permanentemente chiusi nell’edificio non possono né infettarsi né trasmettere il virus. Come succede in qualsiasi famiglia. Questa è una famiglia numerosa…
Anche la sede Caritas nell’istituto Contavalle è operativa?
Sì. Il centro di ascolto lavora in smart working. Per i casi e le esigenze più urgenti c’è sempre una persona a disposizione telefonicamente. Anche l’amministrazione continua a svolgere il proprio lavoro. Io sono presente lì in orari diversi. In questo modo cerchiamo di andare avanti.
Cos’altro può fare la Caritas in questo momento? Quali altri servizi può offrire?
L’emporio e il dormitorio sono entrambi servizi importanti. Il fatto che dobbiamo gestire anche i pranzi e le cene per gli ospiti del dormitorio in Piazzutta richiede molto impegno da parte nostra. La Caritas cerca anche di sostenere la mensa dei poveri di Monfalcone, in collaborazione con i parroci di Monfalcone, in particolare con don Flavio Zanetti, ma anche il dormitorio. La Caritas è sempre aperta ai bisogni delle persone. Collaboriamo con associazioni ed enti attivi sul nostro territorio. Cerchiamo di prestare attenzione ai bisogni e alle esigenze che potrebbero presentarsi in questo particolare periodo.
In questo momento in cui tutti dobbiamo rimanere a casa, a Gorizia c’è ancora qualcuno che una casa non ce l’ha?
Attualmente non mi risulta che ci siano persone senza fissa dimora o un tetto sopra la testa. A causa delle attuali disposizioni di legge, noi non siamo in grado di accogliere altri ospiti; sono certo che le autorità pubbliche, qualora si presentasse questa necessità, potrebbero fornire soluzioni adeguate.
Un appello in conclusione: cosa possono fare le singole persone, le parrocchie o le altre comunità per sopperire alle vostre necessità di questo momento?
L’attività di distribuzione degli indumenti è stata sospesa fino al 3 di aprile; dovendo evitare il contatto interpersonale, sarebbe stata difficile da gestire. In questo momento qualsiasi donazione, qualsiasi offerta è ben accetta; abbiamo più spese del solito, non da ultimo per i pasti nel dormitorio, ma anche per i disinfettanti, le mascherine protettive, ecc. I nostri empori ricevevano alimenti dai supermercati, ora purtroppo questo non avviene più. Dobbiamo acquistare molte cose che fino a poco tempo fa non necessitavamo di comperare, generi di prima necessità per i poveri e i bisognosi. La Conferenza Episcopale Italiana ha recentemente sostenuto la Caritas locale in svariate situazioni, ma i fondi e i finanziamenti si vanno esaurendo e sembra che l’attuale crisi non passerà rapidamente. Qualsiasi offerta è utile e sempre gradita!