Da destinatari di cure a volontari e promotori di accoglienza. In questo momento di emergenza, gli ospiti de La Casa di Francesco sono pronti ad aiutare quanti sono in difficoltà. La struttura di prima accoglienza della parrocchia di San Francesco di Paola a Scafati – nata come luogo di accoglienza reciproca e solidarietà quotidiana, in cui non c’è una divisione netta tra chi esclusivamente ha la possibilità di dare e chi ha solo necessità di ricevere – continua a tenere aperte le porte sulla città.
Coloro che al momento vi abitano, ne stanno dando testimonianza. Come Antonio che conduceva una vita agiata ma in seguito alla separazione coniugale è caduto in disgrazia: ora sta cercando di ripartire da zero per costruire la propria vita insieme a Rosa, anche lei ospite della struttura. E come Nicola, Carlo e Vincenzo hanno perso casa e lavoro in seguito a liti familiari, e si sono ritrovati improvvisamente soli. Poi ci sono i più giovani: Abdul, giovanissimo immigrato, che lavora nei campi, e Michael, di origine polacca, che si è fermato a Scafati chiedendo ospitalità per qualche mese, ma gira il mondo annunciando il Vangelo e chiedendo preghiere e conversione.
Con l’arrivo dell’emergenza, i sette ospiti hanno offerto immediatamente il loro aiuto ed oggi sono in prima linea nelle attività solidali della parrocchia. Si occupano non solo della pulizia e dell’igienizzazione degli spazi della Casa e dei locali parrocchiali, ma soprattutto dell’organizzazione della spesa solidale, nata nel tentativo di tamponare le difficoltà economiche, e stare accanto alle famiglie e alle persone sole che sono state colpite dallo stop imposto alle attività lavorative, e che in numero sempre maggiore scelgono di rivolgersi alla parrocchia. Insieme ai volontari, che si alternano nel corso della settimana, gli ospiti sono impegnati a catalogare le donazioni dei beni di prima necessità che vengono donati alla parrocchia, e a preparare i pacchi alimentari da consegnare a coloro che ne fanno richiesta.
I volontari di Casa Francesco intanto – in numero ridotto rispetto al solito, per essere in linea con le disposizioni delle autorità – si alternano per continuare a preparare i pasti e a prendersi cura degli ospiti e delle loro eventuali necessità. Una catena di solidarietà che sta offrendo la possibilità concreta di costruire una storia di accoglienza e di reciproca cura, che tenta di resistere alle difficoltà comuni dell’emergenza sanitaria.
di Luisa Iaccarino