Mai come in questi mesi la lontananza e i confini fanno male. Con il nostro primo pensiero sempre rivolto all‘Italia, ai nostri cari, ci siamo alzati ogni mattina chiedendoci quando avremmo potuto riabbracciarli, tornare non solo a casa, ma in Patria. Con occhi italiani abbiamo guardato alle misure di prevenzione e di contenimento del Covid-19 in Germania, spaventandoci per il ritardo e le modalità poco restrittive, a nostro giudizio, messe in atto. E ancora oggi, nonostante le statistiche tedesche ci restituiscano un quadro tutto sommato non allarmante di una pandemia che qui uccide poco più di una normale influenza (178.190 persone contagiate a fronte di 8.229 decessi, dato del 24 maggio 2020) noi continuiamo ad essere molto cauti e anche un po‘ spaventati dalla leggerezza di un ritorno alla normalità, come se nulla fosse accaduto. Uno stato d‘animo che per molti, dal mese di marzo, ha come compagni di strada difficoltà economiche e precarità lavorativa. Nonostante il Governo tedesco, non va dimenticato, senza perdere tempo abbia reagito con misure di sostegno e aiuto immediati, mettendo a disposizione oltre 50 miliardi di euro destinati, ad esempio, ai liberi professionisti e i lavoratori in proprio, fondi extra per le piccole e medie imprese, una forma di cassa integrazione agevolata e l’accesso semplificato ai sussidi sociali.
Due comunità sotto lo stesso cielo
L‘emergenza sanitaria ha evidenziato e sottolineato come in Germania convivano almeno due tipologie di comunità italiane, divise tra coloro che potremmo definire regolari e i precari. Sia nei grandi centri urbani come Berlino, Colonia,
Monaco, sia in città medie come Stoccarda o Francoforte, si sono riversati negli ultimi anni e mesi (prima della pandemia) i neo-mobili. Giovani e meno giovani disposti ad accettare contratti di lavoro al limite della legalità, o lavori in nero o in grigio, nel settore della gastronomia in modo particolare, alloggiati in camere prese in subaffitto, o come “ospiti” non registrati ufficialmente da qualcuno.
Un numero di persone non quantificabile, perché spesso non iscritte all’AIRE (l’Anagrafe degli Italiani residenti all’estero) e che ha vissuto sulla propria pelle le ripercussioni più dure e più dirette della crisi. Senza più uno stipendio, in alcuni casi senza un alloggio, con pochi diritti e limitate, se non nulle, possibilità di accesso agli ammortizzatori sociali tedeschi. Con l’aggravante della quasi assoluta non conoscenza della lingua tedesca. A loro sono venuti incontro gli altri italiani, quelli che da più tempo vivono in Germania, in forma stabile e che, in mille forme diverse, si sono messi all’opera e a disposizione per dare una mano a chi era, o è ancora tutt’oggi, in difficoltà. Durante le prime settimane, alcuni missionari, come testimonia, ad esempio, padre Tobia Bassanelli, delegato nazionale per le Missione Cattoliche Italiane di Germania e Scandinavia:
“si sono presi carico in prima persona di connazionali che erano stati letteralmente buttati in mezzo ad una strada, sostenendoli materialmente e trovando loro i mezzi per poter far rientro in Italia”.
Lo stesso è accaduto ai Patronati o Com.It.Es., oberati di richieste di primo aiuto e di consulenze per far fronte a lettere di licenziamento, o anche solo per poter comprendere e venire a capo alle tante direttive e disposizioni del Governo federale e dalle singole Regioni tedesche per fronteggiare l’emergenza sanitaria e la crisi economica. Il Comites di Dortmund, ad esempio, ha creato un portale internet ed un servizio online e telefonico a livello federale, rivolto ai lavoratori, alle imprese e ai fruitori di sussidi sociali. Un servizio in grado di rispondere il più velocemente possibile alle tante situazioni di difficoltà e ad indirizzare verso le giuste strutture o uffici tedeschi.
Alcune associazioni, come ad esempio Salutare di Berlino, per citarne solo una, hanno messo in piedi una hotline gratuita di supporto psicologico in lingua italiana, per supportare le numerose richieste. Un ruolo fondamentale ha continuato a svolgerlo anche Radio Colonia, emittente in lingua italiana della radio-televisione pubblica tedesca WDR, che quotidianamente ha affrontato tutti gli aspetti informativi sul Covid-19, sia sotto il profilo delle disposizioni emanate dalla Repubblica Federale Tedesca, sia con servizi dedicati al diritto del lavoro in tempo di pandemia, ad esempio, o come accedere agli ammortizzatori sociali e a chi rivolgersi.
Un grande lavoro di squadra, al quale recentemente si è aggiunta anche l’Ambasciata d‘Italia a Berlino, offrendo a tutta la comunità in Germania incontri sulla piattaforma zoom, con domande e risposte ad esperti italiani provenienti da diversi ambiti di competenza.
A chi poi, si fosse sentito solo, a avesse avuto bisogno del conforto spirituale in lingua italiana, oltre al supporto telefonico offerto dai singoli missionari, alcune tra le Missioni più grandi, come ad esempio, Berlino, Colonia e Monaco, hanno dato la possibilità di seguire le sante Messe domenicali in lingua italiana, mettendole a disposizione sui vari canali social.
di Luciana Mella