Sarà per il passato da caposcout, sarà per la deformazione professionale del project manager abituato a programmare tutto nei minimi dettaglia, in casa di Andrea Fenucci anche la quarantena non è lasciata al caso. Una tabella colorata appesa alla parete scandisce la “Quarantesima”, tra studio, relax, pasti, preghiera (e perfino, fino a due settimane fa, l’imperdibile appuntamento del giovedì sera per le donne di famiglia, ovvero la serie tv “Don Matteo”).
“In verità io preparo una tabella giornaliera anche quando andiamo in vacanza – ride Andrea dall’altro capo del telefono -. Ma in questo momento darsi un ritmo è davvero molto utile, aiuta a mettere ordine e unificare un tempo che rischiamo di vivere o nell’angoscia o nella dispersione, e che invece deve essere vissuto come opportunità, anche per la famiglia”.
Comunità domestica
Andrea con la moglie Cristina ed i figli più grandi fanno parte di differenti comunità del Cammino neocatecumenale alla parrocchia della Santissima Trinità. Per chi, dentro un’associazione ecclesiale o un cammino di fede strutturato, vive come Andrea dei legami forti, questa Quaresima di astinenza forzata dalle celebrazioni e dagli appuntamenti comunitari – per i necatecumeni vuol dire l’Eucaristia il sabato sera e la celebrazione della Parola una volta a settimana, oltre alle periodiche convivenze del week end – ha aperto nuove strade.
“Ora viviamo questi incontri in famiglia, nella nostra comunità domestica”, spiega Fenucci, ingegnere pendolare tra Piacenza e Milano. Come tanti è in smart working – “ma ci hanno annunciato che questa settimana dovremo cominciare ad utilizzare le ferie e il timore è che si passi alla cassa integrazione” – ed essendo a casa fa quindi anche da tutor nello studio ai più piccoli.
La moglie Cristina, medico pediatra dell’Ausl, continua il servizio in ospedale per assicurare le vaccinazioni ai neonati. Con lo stop delle lezioni è rientrata in città la primogenita Elisabetta, 22 anni, studentessa di medicina alla “Cattolica” a Roma. Pietro invece di anni ne ha 21 e studia Economia alla “Cattolica” di Piacenza. A seguire, Giovanni, 18 anni da compiere, studente del liceo “Respighi”, Anna, di 16, studentessa al liceo scientifico-sportivo “San Benedetto”, Luigi, 14, che frequenta la scuola parentale “Giovanni Paolo II” e a giugno avrà l’esame di terza Media, e la più piccola, Maria, terza Elementare, sempre alla scuola parentale.
Al sabato sera la “messa del catecumeno”
I catechisti del Cammino hanno lasciato alcune possibili indicazioni alle famiglie per vivere questo tempo. Ogni giorno Andrea e Cristina alle 7 del mattino recitano le Lodi e alle 19.30 il rosario. “Se non sono impegnati in altro si uniscono i ragazzi. Nessun appuntamento – chiariscono – è obbligatorio”.
Tutti riuniti invece il sabato sera alle 20 per la “Messa del catecumeno”: breve introduzione, proclamazione delle letture della domenica “e, come si fa nelle nostre celebrazioni, risonanze, ovvero ciascuno di noi condivide cosa questa Parola dice alla sua vita”, spiega Andrea. La preghiera prosegue con il Credo, le preghiere spontanee, lo scambio della pace.
Altro momento partecipato da tutta la famiglia è, sempre alle 19.30-20, ma al mercoledì, la celebrazione della Parola. Le modalità in genere sono differenti a seconda della tappa del Cammino che si sta vivendo, ma al centro c’è sempre la meditazione di un brano biblico seguita dalle risonanze.
“Nella preghiera escono i problemi tra noi”
“Al di là dei tecnicismi – sottolinea Fenucci – la cosa bella che stiamo sperimentando è che nella condivisione delle esperienze stanno uscendo dai figli maggiori e anche dagli adolescenti alcuni aspetti della loro vita che non erano mai venuti alla luce, perché forse sono più abituati a condividerli con gli amici o i fratelli di comunità. Invece adesso che queste occasioni vengono meno e che non siamo più di corsa e affannati come al solito, c’è spazio per far affiorare le inevitabili tensioni o difficoltà di rapporto che si possono creare tra noi”. Con un particolare non trascurabile. “Questo avviene in un contesto di preghiera – sottolinea Andrea – per cui nessuno dà la sua soluzione, commenta o si giustifica. Le affidiamo a Gesù, chiedendo il suo aiuto”.
Lo “spuntone”
Le celebrazioni si concludono con un momento conviviale: lo “spuntone” al mercoledì e la cena del sabato, più curati e speciali, come il pranzo domenicale che segue le Lodi, per evidenziare il giorno di festa.
“L’angoscia non vince”
“La preghiera ci aiuta a custodire un clima sereno, nonostante tutto – riflette Andrea -. Nelle scorse settimane il suono continuo delle sirene è stato davvero agghiacciante. Nel nostro palazzo sono morte due persone, noi stessi abbiamo perso degli amici, ci sono state vittime tra i familiari di amici e conoscenti. All’orizzonte si profilano le preoccupazioni legate al lavoro. Eppure l’angoscia non è mai prevalsa: sono certo sia un dono della fede che abbiamo ricevuto. Comunque – conclude Andrea – ci siamo già detti che, quando sarà tutto finito, ci regaleremo un bel pranzo al ristorante, per rilassarci un po’, ma pure per festeggiare il fatto che la nostra famiglia si è unita ancora di più in questa difficoltà”.
di Barbara Sartori