Continua il nostro viaggio tra le parrocchie della diocesi per documentare come sacerdoti e fedeli stiano vivendo questo tempo di pandemia. Se dal 4 maggio è partita la fase 2, rimane comunque il divieto (per ora) di celebrare le messe con il concorso del popolo. Nel vicariato di Dozza-Toscanella ci si scontra, da un lato, con alcune difficoltà come «la vita sacramentale che non può essere virtuale». D’altra parte, però, è un periodo «all’insegna della creatività» dove all’interno di ogni comunità ci si aiuta a portare avanti le attività della parrocchia: il catechismo, la messa domenicale, il lavoro della Caritas.
Don Francesco Gaetta, parroco di Sesto Imolese e Balia e vicario di Dozza-Toscanella, racconta come si è riorganizzata la parrocchia:
«Personalmente ho preferito non fare dirette delle celebrazioni liturgiche, nonostante la nostra parrocchia abbia un sito e un pagina Facebook, per dare la possibilità ai fedeli di concentrarsi sulle funzioni del papa e del vescovo. Tuttavia le celebrazioni pasquali sono state dignitosamente solennizzate dai cinque fedeli autorizzati al servizio liturgico. Durante tali riti abbiamo utilizzato le campane per trasmettere a tutti i nostri amati paesani benedizioni e preghiere per i giorni del triduo. Non è mancato chi in questi due mesi, approfittando di andare a prendere il pane, si è fermato per fare una visita in chiesa, ha chiesto di confessarsi e di ricevere Gesù nella santa Comunione. La carità è passata attraverso la distribuzione di pacchi viveri, anche a domicilio, verso decine di nuclei, sono aumentati i bisognosi, grazie ai nostri volontari Caritas. Catechisti e animatori sono rimasti in contatto con i fanciulli, i giovani e le famiglie tramite messaggi audio e videoincontri per portare avanti l’iniziazione cristiana. Abbiamo partecipato ad iniziative benefiche come quella dell’associazione “Ciclobrocchi” con la quale l’intera comunità ha donato 6.560 euro all’ospedale di Imola».
«Fin dall’inizio della “quarantena” abbiamo vissuto la Quaresima e la vita liturgica con live streaming raggiungendo ogni giorno oltre 150 contatti di Sasso Morelli, Giardino e Cantalupo – aggiunge il parroco don Paolo Ravaglia -. Per i ragazzi dell’iniziazione cristiana il gruppo dei catechisti si è attivato fin da subito: realizzazione di video, domenica per domenica, e proposte di attività in famiglia. In particolare abbiamo vissuto anche quest’anno la “Via Crucis con i quadri fissi” realizzati con le foto che i ragazzi hanno scattato in casa. Come sacerdote, mi accorgo di tanti che, con un messaggio o una telefonata, cercano un contatto che possa far rivivere qualcosa dell’appuntamento domenicale. In occasione della Pasqua abbiamo cercato un contatto con chi è solo e in difficoltà. Il silenzio e il tempo in casa diventa occasione per preparare meglio l’omelia e chiedere nella preghiera una maggiore lucidità per affrontare le questioni e vivere i rapporti. Per me, come per le famiglie e gli insegnanti, anche l’impegno della scuola è molto cambiato e anche in questo gli strumenti tecnologici hanno aperto scenari finora sconosciuti. Senza nascondere la drammaticità di quanto si sta vivendo a livello locale, nazionale e mondiale, le parrocchie di Sasso Morelli, Giardino e Cantalupo stanno vivendo un tempo all’insegna della creatività e col vivo desiderio di manifestare una prossimità reale».
Don Massimo Martelli, parroco di Casola Canina, Ortodonico e Sellustra, riflette:
«Nelle nostre comunità, la sospensione della messa domenicale ha creato sconcerto perché per le piccole parrocchie è anche l’unico momento in cui tutto il paese si ritrova. Però mi sono accorto che, dopo un primo periodo di disorientamento, la gente ha capito bene e dato un valore alla fatica di non poter ricevere fisicamente la Comunione, di non essere in chiesa la domenica. Grazie all’apporto di alcuni giovani, tra cui il nostro seminarista Matteo Boarini, abbiamo potuto fare le riprese in streaming di tutte le celebrazioni e quindi il triduo pasquale è stato trasmesso. Questa diretta ha permesso a tante persone di seguirci e abbiamo avuto un picco di addirittura 500 contatti sulla pagina Facebook. Nella settimana di Pasqua ho celebrato la veglia pasquale a Casola Canina, la messa del mattino di Pasqua a Ortodonico e la domenica successiva, quella della Divina Misericordia, a Sellustra. Adesso si prospetta un mese di maggio dedicato alla Madonna, che ci proteggerà e aiuterà a vivere questo tempo particolare di preghiera».
«In parrocchia, fin dal 23 febbraio è cresciuta l’esigenza di modalità di collegamento e di diffusione di strumenti per la vita spirituale – conferma don Fabio Gennai, amministratore parrocchiale di Toscanella -. Dirette video quotidiane, rosario, catechesi, adorazioni, via Crucis oltre alle sante messe, hanno caratterizzato la quaresima fino a Pasqua. In tutto questo il rapporto con il Signore è cresciuto in ragione degli stessi interrogativi che la realtà impone, a partire proprio dalla condizione nella quale siamo chiamati a esercitare e vivere il ministero».
Don Fabio Arlati, parroco a Montecatone, riflette su tre aspetti che questo periodo ha messo in luce:
«Il primo, i sacramenti sono una grazia così grande che solo quando ne vieni privato in via eccezionale ti rendi conto di quanto ti mancano, di quanto ne hai bisogno. Secondo, vedere tante persone morte e trasportate con i camion dell’esercito carichi di casse, come a Bergamo, mi fa riflettere su quante volte vengono portati via tanti bambini abortiti negli ospedali di tutta Italia senza sapere dove e soprattutto, come per il Covid19, senza poter andare a pregare sulle loro tombe. Infine, in questo tempo di isolamento sociale c’è la possibilità di scoprire maggiormente nel silenzio la certezza che Dio esiste, perché abbiamo la possibilità naturale, ci ricorda il Concilio Vaticano I, con l’uso della ragione, in maniera certa, di sapere che Dio esiste, una volta che si è riflettuto sulla propria vita; con la grazia ci viene data la possibilità di poter conoscere il volto di Dio, che è il volto di Cristo, nel quale abita la pienezza della verità che ci fa liberi».
Don Francesco Nanni, parroco di Dozza e Valsellustra, ha scritto
«due lettere ai parrocchiani e al termine delle funzioni facevo avere loro un messaggio audio. Le persone sono state molto fedeli alle norme, non si è mai visto nessuno, anche perché il paese è strutturato in piccoli spazi. Tuttavia la fatica c’è stata. La solitudine protratta si sente. Grazie a Dio una persona è venuta ad assistermi nei servizi di necessità di pulizie e di cucina. Cerco di muovermi il più possibile ma non è facile, mi dedico alla preghiera, alla lettura, un po’ di televisione, perfino la ciclette! Speriamo in tempi migliori di poter riprendere la nostra vita e missione sacerdotale».
Infine don Lindo Contoli che racconta da San Lorenzo in Piscerano:
«In questi giorni ho raccolto del fieno per le capre, poi le galline, le oche, e poi ci siamo noi, che mangiamo al mattino, a mezzogiorno e a sera. Non è stato semplice seguire le indicazioni dello Stato, e obbedire anche alla propria coscienza. Nel senso che noi preti abbiamo la responsabilità di essere dei pastori, di rispondere alle esigenze dei cristiani, al bene delle pecorelle. C’è ammirazione per i medici che si sono spesi infinitamente, ma dovremmo avere ammirazione anche per i preti che per svolgere la loro responsabilità di parroci o assistenti negli ospedali ci hanno rimesso la vita. Nel mio piccolo ho cercato di fare quello che era possibile. Ho reputato troppo debole l’aspetto virtuale delle funzioni. La vita sacramentale non può essere virtuale. Questo è un problema che la Chiesa deve cercare di risolvere presto, le persone hanno bisogno della messa e dei sacramenti. La Chiesa deve manifestare, soprattutto in questi tempi, che è vicina. La sfida è utilizzare tutto lo spazio possibile che corrisponda alle esigenze cristiane senza contravvenire alle norme. Nel mese di maggio la Madonna ci aiuterà, confidiamo nel suo amore di Madre».